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Da Roma fiammeggia la luce che illumina il mondo

Discorso di Prospero Colonna al Senato del Regno

21 maggio 1915

 

Non certo la modestia della mia persona poteva segnalarmi all’alto ufficio di relatore della Commissione sul disegno di legge presentato dal Governo in quest’ora solenne e decisiva per la Patria nostra; ma io penso che si volle indicare me, ultimo fra voi, solo per sentire nel Senato del Regno la eco della voce di Roma, che ho l’onore di rappresentare, della Gran Madre, mèta radiosa della nostra epopea nazionale, rievocatrice di grandezza e di gloria, incitatrice dei santi eroismi e  dei più forti ardimenti. A Roma converge tutto l’ardore del patriottismo italiano; da Roma fiammeggia la luce che illumina nei secoli il mondo. Lo stesso grido di dolore, che nel 1859 s’innalzò da tutta Italia al magnanimo Vittorio Emanuele II, s’innalza ora, lungamente, eroicamente soffocato, nella speranza di questo giorno; s’innalza al cuore del Re e del Popolo, e invoca la coscienza del Parlamento, da quelle terre che, sin da allora, avrebbero dovuto esse pure, e volevano, come sempre han voluto, integrare la Patria italiana. Re, Parlamento e Popolo, accogliendo unanimi e fiduciosi quel grido, commettono oggi, da Roma immortale, le sorti della Patria nella giusta guerra, al valore dell’Esercito e dell’Armata.                        La commissione unanime vi propone di approvare il disegno di legge presentato dal Governo del Re e che concerne i provvedimenti necessari, in caso di guerra, per i fini supremi della difesa della Patria ed i bisogni urgenti eccezionali dell’economia nazionale. Alla grave responsabilità assunta dal Governo del Re, corrisponda la larghezza dei mezzi necessari al conseguimento della vittoria. Da questo consesso, dove siedono venerandi attori dei generosi ardimenti del nostro riscatto, abbia la sublime concordia nazionale suggello di ammirazione e di plauso; si elevi solenne al nostro Esercito ed alla nostra Armata il sentimento della sicura fede nel loro saldo eroismo, nell’inflessibile virtù di sacrificio, nel patriottico entusiasmo; vada il saluto riverente e devoto al nostro Augusto Sovrano ed ai degni Principi di Savoia, che hanno sentita l’anima della Nazione vibrare all’unisono con le anime loro. E con la ferma fede che il vessillo italiano fiammeggerà vittorioso sulle Alpi nostre e sul mare, nel nome dei colleghi v’invito ad approvare il disegno di legge al grido di: Viva l’Italia! Viva il Re!